Parrebbe un lontano proselite del sommo Tati questo belga irrispettoso e assurdo. La sua giovane madre che rimane imprigionata nella cella frigorifera del fastfood, il marito che manco si accorge della sua assenza infilandosi la canottiera al posto delle mutande, i figli che partecipano il rito dell'assurdo quotidiano entrano in una dimensione spaziale, gestuale, coloristica dove l'assurdo confina con il tragicomico esistenziale e la gag.
Confini difficili da tracciare, che appena sballati arrischiano di spedire il tutto in farsa alla cartapesta. Dallo squallore del quotidiano alla festa colorata il grottesco belga (che vanta tutta una tradizione nel genere) di Dominique Abel accusa qualche sbavatura ma riesce e favoleggiare dalle parti del fumetto evitando (quasi sempre) di sgangherare nel cabarettistico.